Signore, da chi andremo?
Tu hai parole di vita eterna
(Gv 6,68)
I talenti sono diseguali per tutti
E
grazia a Dio, siamo tutti diversi. Si fa tanto l’elogio dell’eguaglianza,
facciamo l’elogio della diversità. Ognuno è altro dall’altro. Il vantaggio che
sei altro fa si che tu sia costretto a uscire da te e ad accogliere l’altro.
Ciò che ci rende simili a Dio non è la quantità di doni che abbiamo – averne di
più o di meno non cambia nulla - , ciò che ci rende simili a Dio è proprio il
nostro rapporto con l’altro, un rapporto di accoglienza, di amore, di dono, di
comunione con l’altro, ci rende come Dio, ci fa costruire una vita di
comunione. Un rapporto di aggressione e di violenza, che fa vivere la diversità
come invidia, come rancore, come desiderio di possesso, rende il mondo
invivibile. Quindi, è proprio nella diversità dei doni, nell’alterità, in
fondo, che noi giochiamo la nostra identità.
IMPEGNO:
Lavorerò
per tenere a bada invidia e rancore.
© Testi a cura dell'Ufficio della Pastorale Universitaria di Roma
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