29 ottobre 2016

La segnaletica della settimana

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno C)


Dal Vangelo secondo Matteo (23,1-10)

Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati «rabbì» dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare «rabbì», perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate «padre» nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare «guide», perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 

Per riflettere...

Oggi celebriamo la solennità di N.S. Gesù Cristo Divino Maestro, titolare del nostro Istituto delle suore Pie Discepole del Divin Maestro.
Vorremmo meditare questo brano del vangelo di oggi facendo nostre le parole di papa Giovanni Paolo II.

«Quante volte, in tutto il nuovo testamento e specialmente nei vangeli, gli è dato questo titolo di maestro! Sono evidentemente i dodici, gli altri discepoli, le moltitudini degli ascoltatori che, con un accento di ammirazione, di confidenza e di tenerezza, lo chiamano maestro. Perfino i farisei ed i sadducei, i dottori della legge, i giudici in generale non gli rifiutano questo appellativo: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia vedere un segno"; "Maestro, che debbo fare per ottenere la vita eterna?".

Ma è soprattutto Gesù stesso, in momenti particolarmente solenni e molto significativi, a chiamarsi maestro: "Voi mi chiamate maestro e signore, e dite bene, perché lo sono"; egli proclama la singolarità, il carattere unico della sua condizione di maestro: "Voi non avete che un maestro: il Cristo". Si comprende come, nel corso di duemila anni, in tutte le lingue della terra, uomini di ogni condizione, razza e nazione, gli abbiano dato con venerazione questo titolo...

Questa immagine del Cristo docente, maestosa insieme e familiare, impressionante e rassicurante, immagine disegnata dalla penna degli evangelisti e spesso evocata in seguito dall'iconografia sin dall'età paleo-cristiana - tanto è seducente - amo evocarla. Ciò facendo, non dimentico che la maestà del Cristo docente, la coerenza e la forza persuasiva uniche del suo insegnamento si spiegano soltanto perché le sue parole, le sue parabole ed i suoi ragionamenti non sono mai separabili dalla sua vita e dal suo stesso essere. In questo senso, tutta la vita del Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l'uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l'accettazione del sacrificio totale sulla croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono l'attuazione della sua parola ed il compimento della rivelazione.
Tutte queste considerazioni, che sono nel solco delle grandi tradizioni della chiesa, rinvigoriscono in noi il fervore verso Cristo, il maestro che rivela Dio agli uomini e l'uomo a se stesso; il maestro che salva, santifica e guida, che è vivo, parla, scuote, commuove, corregge, giudica, perdona, cammina ogni giorno con noi sulla strada della storia...».

Buon cammino a tutti sulle orme dell'unico Maestro che sta sempre accanto a noi!


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