Ha sete di te, Signore, l’anima mia
(Sal 62,2)
Come la samaritana presso il pozzo di Sicar
Anche la persona umana si realizza nel rapporto nell’apertura. Questo
è lontano da certe definizioni di persona troppo filosofiche. Il vivere per
conto proprio (subsistere in se) è
l’essere diviso dagli altri. Se ci rifacciamo al modello divino la persona è
essenzialmente un protendersi verso il fratello, un fargli compagnia lungo la
strada della vita, proprio quello che Dio fa con ciascuno di noi.
Due poli che non si distinguono: relativi a noi proprio perché
agganciati al Signore nella contemplazione e nella lode.
Esse
ad è un atteggiamento fondamentale della carità: stare
accanto per servire. È un’illusione tragica quella della persona che crede di
costruire se stessa chiudendosi nel proprio egoismo. Raul Follerau ha detto: “Nessuno
ha il diritto di essere felice da solo”. Ma si potrebbe dire anche di più:
“Nessuno riesce a essere felice da solo”. Se ci chiudiamo in noi stessi
intristiamo, non costruiamo la felicità. La felicità si costruisce nel
rapporto. È aprendoci all’altro, ai suoi bisogni che realizziamo noi stessi e
diventiamo felici.
IMPEGNO:
Farò
di tutto per portare Gioia a qualcuno.
© Testi a cura dell'Ufficio della Pastorale Universitaria di Roma
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