XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno A)
Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-30)
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai
nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai
piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non
il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale
il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò
ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono
mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio
giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Per riflettere...
Chi di noi non ha mai sentito, almeno una volta nella vita, di essere stanco, di desiderare riposo, o, meglio pace?
In fondo è una cosa che ci accomuna tutti. Tutti la desideriamo e tutti la cerchiamo nei modi più vari: nei "centri benessere" o in un viaggio in India, in una vacanza o in un tempo di silenzio per rimanere un po' con se stessi e con Dio, magari rifugiandosi qualche giorno in un monastero...
E Gesù... ci spiazza di nuovo.
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò
ristoro». Insomma, come dire: cerchi pace e riposo? Vieni da me!
E non invita solo qualcuno ad andare da Lui! Lui, che è Amore sconfinato, chiama a sé tutti! Ma proprio tutti! Purché, appunto, sentano in sé in desiderio del riposo. E chi di noi non lo sente?!?!
Allora, con fiducia, possiamo rivolgerci a Lui, andare a Lui, sapendo che la sua pace ci viene perché è mite e umile di cuore: non ci guarda dall'alto in basso (e potrebbe!), e non se la prende con noi (e a volte ne avrebbe tutto il diritto!).
Chi cerca un porto sicuro... l'ha trovato! Ed è un porto che, a starci dentro, ci fa diventare come Lui. Anche noi, miti e umili di cuore. E quanta pace dà, l'umiltà!
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