03 maggio 2014

La segnaletica della settimana

III DOMENICA DI PASQUA (Anno A)

Dal Vangelo secondo Luca (24,13-25)
 
Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 


Per riflettere...
 Una cosa curiosa del Vangelo (arcinoto) dei discepoli di Emmaus è in quel "Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero", nell'atto di benedire e spezzare il pane. La cosa curiosa è che questi discepoli avevano avuto modo di vedere Gesù, ascoltarlo, sentirne l'insegnamento, e anche il rimprovero... niente. e invece è in un segno apparentemente insignificante (la benedizione e lo spezzare del pane) che i loro occhi si approno e lo riconoscono.

Ancora: è solo dopo aver riconosciuto il Risorto nello spezzare il pane che i discepoli riconoscono che il loro cuore aveva riconosciuto il Maestro, anche se con la testa non ci erano ancora arrivati. La parola del Maestro fa ardere il cuore in modo strano, ma bello, e prepara a riconoscerlo nel Pane spezzato e dato.

Proprio da questo pane e dalla fiamma della Parola del Maestro che nasce la missione, quella stessa missione che papa Francesco tante volte ci raccomanda... che non vuol dire necessariamente andare in capo al mondo, ma tornare nei nostri luoghi di vita (e da dove, spesso, vogliamo fuggire, con le scuse più ridicole) e raccontare, semplicemente, come anche a noi, oggiil Signore si mostri, e come anche noi possiamo riconoscerlo negli stessi segni: una Parola che infiamma e un pane spezzato.

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