17 settembre 2011

A Madrid c'ero ank io!

La voce dei giovani... di chi ha vissuto un'esperienza forte di Lui nel cuore della Chiesa


Ognuno di noi ha vissuto la fede con coraggio. Le tredici notti passate a dormire (e non) su sedili di pullman, sui materassini o anche a terra, quelle tredici notti che sembrano averci stancato io credo che invece ci abbiano temprato. Grazie ad esse abbiamo visto di potercela fare e quelle tredici notti non sono altro che la testimonianza di quanto sia salda la nostra fede, insieme. Perché ciò che ha portato di buono la JMJ è stato l’amicizia, il desiderio genuino di voler vivere la fede, cantarla e ballarla assieme a due milioni di altre persone che erano lì con lo stesso desiderio nel cuore. Ed io vorrei ringraziare ognuno di noi perché, nonostante gli alti e bassi, abbiamo sempre portato con noi questo desiderio. Abbiamo affrontato diverse situazioni per rafforzare la nostra fede, andando avanti con coraggio e, come ci è stato detto durante una catechesi, per CORAGGIO non dobbiamo pensare solo alla forza d’animo che ci aiuta ad affrontare gli infortuni ed i dolori fisici e morali, ma anche al COR AGERE. Ognuno di noi ha vissuto la JMJ agendo col cuore.

Maurizio


Ed eccomi rientrare dalla Gmg: un’esperienza unica, favolosa, sublime ed eccezionale. Ce ne saranno altre, sicuramente – spero – ma le emozioni di questa prima volta rimarranno indelebili.
Sono partita da Mafalda con il pretesto egoistico di voler vivere questa Gmg solo per me, senza dar retta a chi mi sarei trovata al mio fianco. E invece, la frase che mi ha accompagnata per tutte e due le settimane è stata una del Vangelo di Matteo: “qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me”. Sono riuscita a ritrovare me stessa nel prossimo, non potevo aspettarmi cosa migliore. Ho insistito tanto perché due mie amiche venissero con me, volevo che provassero ad amare e a guardare il mondo con gli occhi del cuore; durante il viaggio di ritorno mi ringraziavano per aver dato loro la possibilità di confrontarsi e arricchirsi spiritualmente: non hanno idea di quanto sia io a dover ringraziare loro! E’ stato nella loro sofferenza, nella loro debolezza, nel loro dolore che io ho potuto incontrare Gesù risorto.
Il primo dialogo che si è attivato è stato sicuramente quello con la mia anima. Un’anima che si risveglia sempre di nuovo quando esce dalla solita vita e si dispone a vivere una situazione inedita, lontano dalle solite cose, in un contesto essenziale e orientato a ciò che conta. Spesso rischio di vivere stordita dalla quotidianità che lascia poco tempo al silenzio e alla possibilità di scelta. La Gmg è stata davvero un’occasione per riscoprire i tempi del silenzio e dell’ascolto e dunque per decidere non prima di aver scelto veramente. Attraverso i diversi momenti di preghiera personale, catechesi, Eucaristia, l’adorazione silenziosa .. sono stata più volte invitata a far spazio all’azione di Dio senza frapporre ostacoli, creando delle condizioni che mi aiutassero anche nel discernimento sulla scelta di vita.
A volte siamo tentati di abbandonarci al peggio mentre occorre conservare la speranza di costruire insieme un mondo a dimensione dell’uomo, cioè sulla misura di Cristo.
I primi cinque giorni abbiamo ricevuto un’ospitalità senza paragoni. Gente che ci ha accolti davvero con il cuore in mano. Per non parlare dei rapporti che sono nati tra tutti noi del pullman n. 4! Tornerei a stare con loro subito, è stato un dono, davvero, un’iniezione di vitalità e di autenticità. Non è solo per il ricordo di tanti giorni trascorsi insieme in montagna sotto le tende o in parrocchia negli incontri di gruppo, ma per la convinzione che il dialogo tra le generazioni è il segreto della vera educazione. Ho vissuto un dialogo a più voci che mi ha condotta a percepire me stessa come “radicata e fondata in Cristo”.
Mi ha colpito molto il fatto che in un mondo che è ancora diviso profondamente e che vive lancinanti conflitti economici e politici e spesso guerre dimenticate, è possibile stare insieme in nome della comune fede cristiana, è un segno di speranza e una prova della forza umanizzante del Vangelo. La speranza se si trasforma in preghiera diventa certezza. Non certezza che si realizzi tutto quello che noi speriamo, ma certezza che quello che si è realizzato era ciò di cui noi avevamo bisogno, anche se a volte non ne capiamo subito il motivo.
 
Valentina

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